Gentile Ministra Azzolina, abbiamo letto con attenzione la sua lettera [Lettera della ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina del 27 aprile ai dirigenti scolastici, ai docenti, al personale tutto della scuola e alle famiglie di alunni con disabilità. Se ne legga già anche sulle nostre pagine all’“Opinione” di Salvatore Nocera, intitolata “Alunni con disabilità: una lettera ‘bella’, ma non ancora ‘buona’”, N.d.R.].
Pur apprezzando il fatto che abbia preso in considerazione gli alunni con disabilità, rammarica rilevare alcune imprecisioni: nel suo scritto lei si riferisce agli alunni con disabilità come se essi appartenessero a un sistema scolastico parallelo e non alla comunità scolastica; lascia intendere che solo o prevalentemente i docenti di sostegno si occupano di loro; tratta della didattica a distanza come di un’attività rivolta “in via esclusiva” ai soli alunni con disabilità e non a tutti gli alunni della scuola italiana.
Siamo genitori di alunni con disabilità e per questo desideriamo condividere con lei alcune criticità che la didattica a distanza ha palesato:
1) fruizione autonoma degli strumenti tecnologici: la maggior parte degli alunni con disabilità, frequentanti le scuole di ogni ordine e grado, non possiede le abilità strumentali o necessarie per utilizzare gli strumenti tecnologici (ciò dipende da condizioni fisiche o anche dal non sapere utilizzare autonomamente gli strumenti digitali);
2) disponibilità di un adulto di riferimento, in genere un genitore, per supportare i figli: nell’accesso al PC e alla rete; durante le dirette; mentre utilizzano gli strumenti in differita (videolezioni, download o upload delle schede o altri materiali ricevuti dai docenti o da inviare ai docenti stessi); per illustrare o spiegare le indicazioni per svolgere le attività; per spiegare i contenuti disciplinari “semplicemente inviati all’alunno” o, in altri casi, “spiegati frettolosamente” (i nuovi contenuti sono nel libro di testo o in schede di approfondimento indicate e/o inviate dai docenti). Ciò accade in buona parte delle scuole. In questa condizione si chiede, implicitamente, che il genitore diventi il “docente del proprio figlio”sostituendosi agli stessi insegnanti;
3) impossibilità, per alcuni alunni, della presenza costante di un adulto di riferimento (in quanto molti genitori sono impegnati nello smart-working o presso la propria sede lavorativa);
4) difficoltà di connessione per sovraccarico della rete (per limitazioni di banda o scarsa ricezione): ciò inficia l’attenzione e la partecipazione attiva durante le attività in didattica a distanza, a causa delle alle frequenti interruzioni e del dialogo conseguente («Ci sei?», «Mi senti?», «Non ti sento», «Non ti vedo»);
5) difficoltà per particolari situazioni familiari: non tutti dispongono di spazi riservati o di strumenti sufficienti; inoltre questo “ingresso” di altre persone all’interno delle famiglie avviene anche in momenti delicati, rendendo impossibile la comunicazione; si pensi, ad esempio, alle condizioni di malattia o malessere di uno dei componenti il nucleo familiare, come pure a tensioni o altri bisogni propri della famiglia.
A tutto ciò si aggiungano le necessarie condizioni di responsabilità e sicurezza, per altro note, ovvero:
– i rischi della rete, che impongono, per questo, la sorveglianza costante dell’adulto;
– l’eccessiva esposizione davanti al monitor, con rischi sulla salute, anche fisica;
– l’eccessivo carico di lavoro che, con la didattica a distanza, è aumentato considerevolmente, soprattutto per i genitori.
Come genitori di alunni con disabilità siamo fortemente preoccupati che l’avvento della didattica a distanza possa incidere su due importanti aspetti: il futuro dei nostri figli e la richiesta di impegno continuo e costante ai genitori, impegno inderogabile.
Questa nuova modalità di insegnamento, infatti, alla quale nessuno era preparato, richiede un enorme dispendio di energia e di fatiche, di tempo e di competenze, nonché di abilità, che non tutti i genitori sono in grado di garantire.
Chiediamo a lei, in qualità di Ministro dell’Istruzione, una particolare attenzione nel garantire a tutti gli alunni quel senso di appartenenza, senza escludere gli alunni con disabilità, come fossero “un mondo a parte”. La scuola deve assicurare a ciascun alunno il diritto alla cittadinanza, proponendosi come comunità scolastica alla quale ognuno appartiene, come componente di una classe; una comunità in cui tutti i docenti siano operativamente e fattivamente responsabili e impegnati nel percorso di formazione di «ogni alunno delle classi alle quali sono stati assegnati, senza escludere nessuno». L’alunno con disabilità appartiene a tutti gli insegnanti della classe alla quale egli è iscritto (e non è alunno esclusivo e unico del docente per il sostegno).
Le chiediamo poi di chiarire che la scuola non può modificare i PEI (Piani Educativi Individualizzati), senza convocare i GLO (Gruppi Lavoro Operativi). Preoccupa, in particolare, come sia stata data libera delega al solo insegnante di sostegno di modificare il PEI, coinvolgendo il Consiglio di Classe e il Dirigente Scolastico unicamente per «curvare e ricalibrare i PEI», informando in seguito le famiglie.
In sintesi, lei suggerisce che venga modificato “unilateralmente” un documento che è stato firmato, dopo essere stato “elaborato congiuntamente” dal GLO, ovvero, vale la pena ricordare, il gruppo di lavoro costituito dai docenti della classe in cui è iscritto l’alunno con disabilità, dai suoi genitori e dagli specialisti dell’ASL.
Nella sua lettera, lei chiede di modificare un documento che è agli atti, senza convocare i soggetti deputati a tali modifiche. Dobbiamo pensare che si tratti di un refuso? Questo passaggio ha visto più scuole attivarsi in tal senso, mentre il Ministero da lei diretto ha attivato un ufficio per segnalare «ciò che non funziona correttamente».
Urge dunque a tal proposito un suo preciso e puntuale chiarimento: diversamente, se i PEI saranno modificati senza convocare il GLO, vi sarà il ricorso da parte delle famiglienelle sedi opportune.
A questo punto, consapevoli della particolare situazione di emergenza, che sta attraversando l’intero Paese, in vista del prossimo anno scolastico, sia per garantire una sicurezza dal punto di vista sanitario, sia per la qualità della didattica erogata, le chiediamo che venga rivista la didattica a distanza e che l’organizzazione sia più agile e puntuale (e non abbandonata all’improvvisazione o alla buona volontà di molti docenti). Di conseguenza chiediamo:
° che si definiscano gli orari delle lezioni/attività giornaliere;
° che siano rese disponibili piattaforme sicure e agili nell’uso;
° che sia garantita la banda sufficiente per il collegamento;
° che si faciliti e favorisca la presenza dei nostri figli a scuola;
° che i nostri figli possano accedere alla loro classe in presenza, e non tenuti a casa “a priori”, perché “con disabilità”, garantendo, nei casi che lo richiedono, l’assistenza igienico-personale, ovvero quanto indicato nel PEI, al fine di assicurare una piena inclusione;
° che nel caso di divisione della classe, i gruppi siano “eterogenei” per capacità (onde evitare le “classi differenziali di fatto”;
° che siano condivisi strumenti e materiali calibrati nel PEI dell’alunno con disabilità;
° che sia reso più chiaro alle scuole il ruolo del genitore durante le videolezioni, ricordando che egli può essere un eventuale e temporaneo supporto, ma non il sostituto degli insegnanti;
° che siano delineate indicazioni precise sulle modalità di verifica e sui criteri di valutazione di ciascuna disciplina, da riportarsi in modo chiaro nei singoli Piani Educativi Individualizzati;
° che si adottino eventuali monitoraggi al fine di accertare che ogni scuola, effettivamente, garantisca, tramite tutti i docenti della classe, una didattica che tenga conto delle capacità e delle potenzialità di ogni singolo alunno;
° che la scuola in presenza, svolta negli edifici scolastici o in altri spazi, da identificarsi eventualmente anche in collaborazione con enti, istituzioni e organismi locali, sia la via preferenziale. Al netto delle indubitabili esigenze sanitarie, delle quali si dovrà sempre tenere conto, non si può infatti negare che il percorso scolastico non sia fatto solo di nozioni, apprese con maggiore o minore efficacia, ma di esperienze e relazioni che mal si conciliano con la mediazione di uno schermo. L’ambiente scuola è imprescindibile per un vero percorso di inclusione. Per tutti. Non sarà facile conciliare esigenze a volte anche diverse – distanziamento personale per cause di salute pubblica e coinvolgimento sociale nei percorsi di apprendimento -, ma la didattica in presenza deve ritornare a svolgere il suo ruolo chiave all’interno del percorso scolastico;
° che laddove ne sussistano le condizioni, gli insegnanti in servizio nell’anno scolastico 2019-2020 siano confermati anche nell’anno scolastico 2020-2021;
° che le classi prime del primo ciclo di istruzione siano costituite da piccoli gruppi, nel rispetto dell’articolo 5 del Decreto del Presidente della Repubblica (DPR) 81/09;
° che venga attivato un percorso formativo obbligatorio sui temi dell’inclusione scolastica, riguardanti in particolare gli alunni con disabilità, rivolto a tutti i docenti della scuola italiana, sia per far fronte al forte bisogno di formazione, che molti docenti fanno presente, sia per rendere effettivo il processo di integrazione;
° che si promuovano percorsi di formazione sull’utilizzo delle tecnologie e sulle metodologie didattiche più efficaci nella forma “a distanza”, nel caso in cui fosse impossibile riaprire la scuola.
Infine, poiché la famiglia, molto probabilmente, dovrà continuare a sostituire una parte dei servizi dedicati ai loro figli con disabilità, si chiede di intervenire presso le sedi opportune al fine di favorire la presenza di uno dei due genitori al domicilio, laddove proseguisse la didattica a distanza.