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11/11/11 - Lettera a un Dirigente Scolastico

Nome: 
Rossella M.
Data: 
11/11/2011 - 15:29

Questa è la lettera che ho scritto alla dirigente scolastica che aveva fatto in modo di rendere la vita impossibile a mio figlio (e a noi genitori) tanto che mio figlio aveva deciso di lasciare quella scuola... dopo che mio figlio si è diplomato, grazie a un insieme di possibilità che ci sono state offerte, le ho mandato questa letterina. Be', volete saperlo? Tempo fa mi è arrivata una mail dall'ufficio protocollo di quella scuola, con una mezzariga di congratulazioni per il brillante risultato raggiunto! pensate un po'...



Gentilissima Dirigente,

    penso che Lei si ricordi di me, anche se sono passati due lunghi anni dall'ultima volta che ci siamo incontrate. Sono la mamma un po' rompiscatole di quel ragazzo disabile, in carrozzina, sì quello, ha capito subito, immagino, quello che voleva addirittura studiare come gli altri, i “normodotati”, quello a cui “per il suo bene”, era stato suggerito un percorso differenziato a orario ridotto, un anno la metà delle materie (a chi la scelta di quali, non era ben chiaro neanche a chi aveva fatto la proposta) e l'anno dopo, nella stessa classe, l'altra metà. Insomma, a partire dalla terza, ogni anno in due.

    Già, proprio quel ragazzo. Quello che nel 2008, ricorda? ha vinto un concorso letterario tra gli studenti delle scuole superiori della Toscana, quel premio che Lei, con mezzi di dubbio gusto aveva tentato di non fargli avere. Acqua passata, siamo ormai nel 2011. Se fossi stata io al Suo posto (per carità, non è che io voglia elevarmi più del dovuto, è solo un esempio), e avessi avuto tra gli studenti un ragazzo disabile capace di scrivere un testo tale da vincere un premio, be', ne avrei fatto motivo di vanto per la scuola da me diretta. Ma infatti, io faccio un altro mestiere. Ci sono delle cose che a volte mi sfuggono.

     Comunque, mi perdoni la digressione, non è di queste amenità che volevo parlarle. Come vede, questo messaggio ha un allegato: la copia del certificato di diploma conseguito quest'anno da mio figlio. Le piace? Certo, è solo un modesto 66. Non certo un voto alto, anche se (ma questo non c'è scritto e Lei può liberamente non crederci) proprio il voto della prima prova, il tema di italiano, è stato 15/15. Non un voto alto, dicevo, ma conquistato a prezzo di caparbietà, sacrifici, spostamenti periodici di tutta la famiglia, e tanto studio. Come vede, si tratta di un diploma conseguito, da privatista, in una scuola pubblica, anche di un certo prestigio, mi dicono.

     Non sto a raccontarLe, anche perché Lei non avrebbe certo il tempo di leggerle, tutte le vicissitudini di questi due anni. Magari chissà, qualcosa all'orecchio Le era anche già arrivato. Le faccio solo notare che, se non sbaglio i conti, mio figlio se non si fosse rifiutato di continuare nella Sua scuola, a quest'ora starebbe faticosamente arrancando  verso un quarto anno stiracchiato probabilmente tra passeggiatine in corridoio, suonatine di chitarra da parte di qualche professore multifunzioni (si ricorda, sì?) e tentennamenti sulle sue capacità, anzi, certezze sulle sue incapacità, di capire . Già! Se li ricorda quei PEI in cui concordemente tutte le e tutti gli insegnanti, con particolare ferocia quelle e quello di sostegno, scrivevano che il poveretto non capiva né mai avrebbe potuto capire, vittima infelice di genitori che pretendevano da lui quello cha mai avrebbe potuto realizzare?

     Bene, quel ragazzo si è diplomato, dando forse ragione, fra l'altro, a chi lo aveva scelto tra tanti per premiare un suo scritto. E noi genitori, me lo permetta, ne siamo fieri e orgogliosi.

     Certo, c'è da dire che è un po' triste constatare che in questa Italia di cui si è tanto celebrata e ancor si celebra l'unità, testimoniata da tante bandiere alle finestre, ci siano tante differenze tra una scuola e un'altra, al punto che un ragazzo disabile per poter studiare e arrivare al diploma (che può essere un suo grande desiderio, che Lei ci creda o no) debba pendolare dalla Toscana al Veneto. La fortuna è stata che abbia avuto la possibilità di farlo. Lei che ne pensa, gentilissima Dirigente?

     In ogni caso, La ringrazio, e ringrazio tutto lo staff di quel famigerato anno scolastico. Se ci fosse stata maggiore disponibilità, forse mio figlio avrebbe ceduto e avrebbe continuato con voi, perdendo l'occasione di questa bellissima esperienza.

     Come vede, a volte il male fatto, oltre a non dare alcun vantaggio immediato, non raggiunge proprio i risultati previsti. Mi permetto di invitarLa a riflettere su questa evidenza...e colgo l'occasione per porgerLe i miei più rispettosi saluti e auguri di buon proseguimento.

Rossella Margherita

 

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